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giovedì 12 settembre 2013

LA VILLA ROMANA DI PALAZZI DI CASIGNANA (RC)

L'arte musiva romana nel cuore della Magna Grecia

Dal mensile KLICHE' di agosto 
                                                                                                           
                                                                                                            (Sotto, il pezzo integrale)

La pagina del settimanale Klichè

Per immaginare come si svelava il prospetto della Villa Romana di Contrada Palazzi di Casignana (RC), rivolta a mare sul versante jonico della costa calabrese, ad un mercante, un guerriero o ad un semplice pescatore  è sufficiente visionare la foto di un mosaico del IV sec. d.C. rinvenuto a Cartagine. Si tratta del Dominus Julius, conservato al Museo del Bardo di Tunisi. Quest’opera musiva, difatti, al di là del ciclo delle stagioni spesso presente in molte ville di età imperiale, mostra delle caratteristiche sorprendentemente equivalenti a quelle della Villa Romana di Casignana. Vale a dire la facciata rettilinea tra due torri angolari, la grande sala absidata a pianta cruciforme, il loggiato ad arcate su colonne e gli ambienti termali con il frigidarium voltato da una grande cupola. 

Tuttavia, non si sa molto della Villa di Casignana, sconosciuto è finanche il nome del proprietario, anche se con la prossima campagna di scavi che si effettuerà grazie ai fondi della Regione Calabria (2.500.000 euro) si spera di far chiarezza sul  “vuoto storico” che caratterizza il periodo romano nella Locride. Scoperta per caso nel 1963, durante i lavori per la costruzione dell’acquedotto per la Cassa del Mezzogiorno in contrada Palazzi, a 14 km a sud dell’area archeologica di Locri, la Villa è stata “tagliata” sia dalla ferrovia che dalla statale 106 (laddove un passaggio sotterraneo alla strada, adesso, collega la zona residenziale a quella termale). A dire il vero, in passato, contadini e pastori hanno sempre rinvenuto in questa zona pezzi di marmo, frammenti di vasi in terracotta o rimanenze di sepolture. 

Ma l’attenzione vera e propria verso la Villa, a parte i primi scavi della seconda metà degli anni ’60 e quelli dell’80, si ha dopo il 1999 con l’acquisizione da parte del Comune del terreno (circa 15 ettari) che adesso costituisce l’area archeologica. Gli studiosi hanno desunto che la Villa raggiunse il suo massimo splendore tra il III ed il IV sec. d.C. ed è verosimile che fosse provvista di un piccolo porto.  E’ certo, difatti, che chi ha governato questo complesso residenziale (che qualcuno ha identificato con Altanum, una statio romana, o con Naricia, una città perduta) intrattenesse rapporti con la Grecia e l’Asia Minore (vedi le lastre di marmo colorato) e soprattutto con il Nord Africa (le anfore ritrovate testimoniano che si esportava  “vinum multum et optimum”, probabilmente il cosiddetto “vino greco” tuttora prodotto unicamente in questa zona). 

Già Paolo Orsi, l’archeologo che scoprì Locri Antica, appuntava nel 1909 che gli era stato riferito dell’esistenza del porto di Locri in contrada Palazzi, verosimilmente in prossimità del fiume Bonamico, quasi contiguo alla Villa. Oggi, tra la zona termale e quella residenziale, sono al momento fruibili ben 20 ambienti pavimentati con mosaico, tra i quali la bellissima Sala delle Nereidi, il mosaico del Bacco Ebbro e la Sala delle quattro stagioni. Diversi ambienti risultano ancora “coperti”  ed altre decorazioni sono “conservate” sotto l’asfalto della statale 106 ma, nonostante tutto, la Villa Romana di Casignana possiede il nucleo di mosaici più esteso ed importante della Calabria. Oltretutto, sia nella zona termale che in quella residenziale,  la scelta della Soprintendenza è stata quella di ripulire i mosaici e mantenerli nel loro stato naturale, senza alterare i colori o riprodurre i pezzi mancanti. Questo non ha sminuito la bellezza originaria delle opere musive, che malgrado il tempo, le alluvioni, i cedimenti del terreno e l’incuria dell’uomo, mantengono ancora  vivo il mistero ed il fascino di una raffinatezza culturale e artistica che, soprattutto oggi, continuamente deve sfuggire alle moderne dottrine del “non necessario”.


DOMENICO STRANIERI




Sotto, le impressioni dello scrittore francese Serge Quadruppani
dopo aver visitato i mosaici (settembre 2012)


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